VAN GOGH e la sua Mappa Numerologica Archetipica
- Spazio Olistico Punto Zero
- 24 mar
- Tempo di lettura: 22 min

VINCENT WILLEM VAN GOGH
Breve introduzione
Oggi raccontiamo la vita del famoso pittore da un punto di vista Psico-Bio-Genealogico,
analizzando e interpretando la sua vita con l’aiuto di uno strumento di indagine formidabile, la Mappa Numerologica Archetipica, che si può esprimere a livello numerologico o a livello figurativo attraverso gli Archetipi, in questa lettura degli Arcani Maggiori, i quali incarnano principi primitivi inconsci , che come sosteneva C.G.Jung sono forze motrici spirituali ed emozionali, connesse allo sviluppo dell’umanità, che nascono continuamente in ogni struttura cerebrale e con le quali ogni essere umano interagisce a livello soggettivo, individuale, all’interno di un campo di coscienza collettivo e globale.
Gli Archetipi degli Arcani Maggiori ben rappresentano i passaggi evolutivi che l’essere umano deve compiere per il proprio sviluppo coscienziale ed evidenziano tutta una serie di aspetti etologici quindi comportamentali, con i quali dobbiamo avere a che fare, per poter esprimere al meglio la nostra personalità, la nostra essenza e vivere al meglio la nostra vita.
Sintetizzando brevemente potremmo dire che, questo strumento, la Mappa
ci permette :
- di individuare tantissimi aspetti della psiche umana, nascosti dentro ognuno di noi
(anche se in bella vista), i quali si manifestano quotidianamente con lo scopo di aiutarci
a riconoscerli, accettarli per poterli trasformare e sviluppare un livello sempre più elevato di consapevolezza e coscienza.
E quindi ci permette
-di vedere quali sono i nostri talenti e tesori personali,
così come di identificare quali sono i nostri conflitti, blocchi, fragilità emotive, paure, ferite, bisogni, condizionamenti, credenze, limiti, resistenze,
ma soprattutto ci mostra la nostra modalità di reazione agli eventi che è quella che fa sempre la differenza.
Ma ora veniamo al “ NOSTRO VAN GOGH “
V.W.Van Gogh nasce il 30 Marzo del 1853 da un pastore della chiesa riformata olandese
Theodorus Van Gogh(1822-1885), figlio a sua volta di un pastore calvinista, e da una donna Anna Cornelia Carbentus (1819-1907), figlia di un facoltoso rilegatore di libri della corte olandese.
Un anno esatto prima della sua nascita(30 Marzo 1852),la madre Anna Cornelia, partorì un figlio già morto, al quale diedero il nome di Vincent Willem Maria ed esattamente un anno dopo diede alla luce quello che poi sarebbe diventato il grande pittore, battezzato con il nome di Vincent Willem, in ricordo del fratellino morto.
Già questo particolare, come saggiamente ci illustra la psicologa francese Anne Ancelin Schutzenberger, nel libro la “ Sindrome degli Antenati”, determina almeno 2 aspetti molto interessanti e connotativi nella vita di Van Gogh, ci sono 2 programmi che in Genealogia vengono chiamati:Sindrome di Anniversario e Figli Sostitutivi
La Sindrome di Anniversario riguarda coincidenze di date, di eventi all'interno di un albero genealogico ed eventuali legami tra le date, possono essere ripetizioni di eventi accaduti in famiglia passati generalmente traumatici consci o inconsci che condizionano e in molti casi indeboliscono i discendenti in certi periodi dell'anno o a certe età specifiche.
I Figli Sostitutivi, sono bambini concepiti per rimpiazzare un figlio o un parente morto da poco e che spesso portano il nome o nascono nel giorno dell'anniversario o della morte del parente senza che il lutto sia stato elaborato .
Abbiamo detto che Van Gogh nacque lo stesso giorno ma un anno dopo la morte di suo fratello maggiore Vincent del quale la famiglia non parlo mai. Lui ricevette un doppio nome Vincent Willem.
A.A.Schutzenberger racconta che quando l'altro fratello Theo, al quale Van Gogh era molto attaccato, si sposò ed ebbe un figlio che chiamò come il fratello Vincent Willem,in una lettera qualche mese dopo la nascita di questo bambino scrisse al fratello: Spero che questo Vincent Willem viva e possa realizzarsi.
Vincent Van Gogh dopo aver ricevuto questa lettera, qualche tempo dopo, si suicida perché per lui era come se contemporaneamente non potessero esistere due Vincent Willem Van Gogh.., dato che lui aveva sostituito il fratello.
Il nipote, con lo stesso nome, più avanti salderà il debito dedicando la vita facendo conoscere le meraviglie dello zio.
Ma entriamo nel dettaglio
Il 6 nel Nido nel bisogno limbico(immediato) parla di un bambino che ha un forte bisogno di essere: amato e accolto per quello che è e non per quello che gli altri vogliono che sia, bisogno di essere visto, considerato e scelto soprattutto, e quindi bisogno di affettuosità continua e tenerezza.
Questo suo forte bisogno connoterà in seguito tutta la sua vita affettiva, dove in realtà lui non si è mai sentito davvero amato, a parte solo dal fratello Theo.
Per quanto i genitori amassero quel primo figlio, di sicuro non avranno potuto essere così esclusivi, tanto più che dopo Vincent Willem, la mamma diede alla luce altri 5 figli, quasi a voler compensare quel forte dolore di abbandono che aveva provato con la morte del primo figlio.
Andando a vedere la data della madre nella sua Mappa aveva un 22 in conflitto, che ci dice che in genealogia c’è stato un bambino non riconosciuto, qualcuno disperso, follia, suicidi etc…, come ad anticiparci quello che poi sarebbe successo.
Dal gennaio 1861 al settembre 1864 Vincent van Gogh studiò alla scuola del paese e dal 1º ottobre 1864, frequentò un collegio della vicina Zevenbergen, dove apprese il francese, l'inglese, il tedesco e l'arte del disegno.
Il 3 nel giorno di nascita indica il desiderio di vita che Van Gogh aveva, quello di comunicare ciò che aveva dentro e che più avanti si espresse con tutta la sua forza creativa.
Dal 1866 frequentò un'altra scuola presbiteriale, la scuola secondaria di Tilburg, avendo quale professore di arte il pittore Constant Cornelis Huijsmans.[14]
Ma il 19 marzo 1868, a causa dello scarso rendimento nonché per via di alcuni problemi economici sofferti dal padre, ritornò a Zundert senza aver concluso gli studi.
In questo caso si inizia a manifestare, quel sentito dell’influenza negativa di quel 11 la Forza in Conflitto base, che non riuscendo ad esprimere la sua maestria, la sua padronanza e a vincere le sue paure, patisce l’impotenza, la debolezza e l’insicurezza, tutte conseguenze di un modello estremamente rigido nel quale era cresciuto tra l’educazione in casa prima e il collegio poi.
La scarsità del suo profitto scolastico convinse la famiglia a trovargli un impiego: il primo a farsi avanti fu lo zio paterno Vincent, detto «Cent» (1811-1889), già mercante d'antiquariato.
Infatti nel luglio del 1869(a 16 anni 16 nell’Ego) lo zio raccomandò il nipote alla filiale dell'Aia della Goupil & Cie, una notissima casa d'aste specializzata nella riproduzione di stampe.
Il giovane Vincent all'inizio si dedicò con grande coscienziosità e dedizione al suo lavoro, che consisteva nel vendere litografie, fotografie, dipinti, calcografie, acqueforti o riproduzioni.
Quel 16 che aveva nell’Ego lo contraddinguerà per tutta la sua vita, purtroppo spesso in negativo, e se da una parte può rappresentare un crollo, una caduta, una separazione interiore, dall'altra indica chiaramente una liberazione, un'apertura, un talento, insomma qualcosa che doveva uscire fuori….e che non sempre è uscito nel modo corretto.
In genere un’esperienza di crollo è sempre l’occasione di un evoluzione, di una propedeutica presa di coscienza per avviare un cambiamento, e in lui quel cambiamento, dato da quel 13 in Equilibrio, seppur ancora giovane, stava iniziando a fiorire.
Nel 1873 il giovane Vincent fu trasferito nella filiale Goupil di Bruxelles e a maggio in quella di Londra, dove iniziò a disegnare schizzi di scorci cittadini, di cui non rimane praticamente nulla(a parte uno).
A Londra Vincent condusse una vita appartata e schiva, l’11 in conflitto unitamente al 16 nell’Ego, non gli permettevano altro, ma soprattutto subì la prima cocente
delusione amorosa, essendosi invaghito della figlia della pensione in cui risiedeva.
dichiaratosi alla giovane Eugene Loyer, questa gli disse che era fidanzata.
Cadde in una crisi depressiva profonda determinata dal suo modo di reagire a questo evento e che sottolinea in negativo almeno 3 aspetti della sua Mappa: il numero 11 in Conflitto base che evidenzia la sua frustrazione, nonché l'impotenza nella quale deve essersi sentito.
Il 16 nell’Ego che ci parla di delusione affettiva, tristezza, crollo emotivo profondo ed infine il 6 che aveva nel Nido, ma anche nel bisogno rettiliano della Relazione e che in questa situazione si ripresenta come un risentito di quel bisogno non soddisfatto di amore e di non accoglienza.
Iniziò a trascurare il Lavoro, potenzialmente tipico di un 11 in Conflitto, 16 nell’Ego, 8 nel Lavoro e 21 nel Conflitto rettiliano del Lavoro, tutte modalità reagenti di un personaggio alla deriva emotiva.
Quanto accaduto sentimentalmente lo fecero approcciare dogmaticamente alla religione, evidenziando come la sua incapacità seduttiva data dall’11 in Conflitto e dal 3 in risposta automatica(Mese), lo facevano sentire frustrato e lo spinsero verso quel dogmatismo e misticismo religioso tipico di quel 5 in Personalità Profonda, in questo caso vissuto in eccesso.
Nonostante questi terremoti emotivi, dati da quel 16 nell’Ego, che lo portarono anche ad esprimere l’intenzione di distruggere tutti i suoi libri, non tralasciò di coltivare la sua passione artistica, frequentando i musei parigini più prestigiosi, troppa era da qualche parte la sua spinta interiore di creatività, 3 nel Giorno di nascita.
I dirigenti della Goupil erano sempre più scontenti di lui, anche perché nel Natale del 1875 lasciò senza preavviso il lavoro, per andare a trovare la famiglia, ed anche perché il suo comportamento professionale, era totalmente insoddisfacente e addirittura dannoso per la salute finanziaria dell'azienda, dal momento che spesso dava consigli ai clienti di acquistare pezzi a buon mercato, il che se da una parte facevano onore alla sua onestà, di certo non incrementavano gli affari.
L’8 presente nel Lavoro gli imponeva quella correttezza che non gli permetteva di raccontare frottole o di ingannare, ancor peggio, i clienti. Fu licenziato
A 23 anni (2+3= 5 in Personalità Profonda) Van Gogh partì per Ramsgate, un sobborgo industriale alla periferia di Londra dove trovò lavoro come supplente presso la scuola del reverendo metodista William Port Stokes. Il salario era molto modesto, limitato a vitto e alloggio, ma gli permetteva di calarsi in quel misticismo religioso, di stampo paterno, che facevano trapelare un rapporto umile, sincero e profondo con la sua interiorità, 5 in Personalità Profonda
Quando tornò in famiglia per Natale, i genitori, preoccupati per il suo stato di salute psicofisica, lo dissuasero dal tornare in Inghilterra e lo zio Cent gli trovò un lavoro come commesso presso una libreria di Dordrecht.
Van Gogh accettò e probabilmente indipendentemente dalle sue condizioni fisiche, quello che a lui fece più piacere fu il sentirsi accudito, protetto, considerato, visto e amato come a lui piaceva, tutti archetipi di riferimento che nella sua Mappa sono nel Nido (9-10-6-19).
Anche in questo lavoro a Dordrecht non si impegnò così tanto, in quel periodo preferiva stare nel retrobottega a tradurre la Bibbia in Inglese, Francese e Tedesco e grazie all amico e coinquilino Paulus van Gorlitz, riuscì a convincere il padre a lasciargli tentare gli esami di ammissione alla facoltà di teologia di Amsterdam, dove andò a vivere con uno zio paterno, Johannes van Gogh, un fratello del padre che lavorava come comandante nel cantiere navale della Marina. In quel periodo Vincent frequentò anche uno zio materno, dal quale si fece impartire lezioni di latino e di greco, continuando a coltivare le sue inclinazioni artistiche,
e visitando assiduamente il Trippenhuis e il Rijksmuseum
Fu respinto agli esami di ammissione, e frequentò un corso trimestrale di evangelizzazione dove anche lì non fu ritenuto idoneo, ma nonostante questi fallimenti la sua vocazione religiosa non fu intaccata, quel desiderio di essere in qualche modo una guida,5 in Personalità Profonda, spingeva forte da dentro, anzi la sua perseveranza lo portò ad ottenere un incarico presso la Scuola Evangelista di Bruxelles e andò a vivere a Wasmes, nel Borinage, una regione carbonifera belga dove i lavoratori vivevano in condizioni di estremo disagio.
Nel Borinage van Gogh dormiva sulla paglia, in una baracca cadente, soccorreva i malati e aiutava i bisognosi, con i quali condivideva l'acqua, il cibo, persino gli indumenti e predicava la Bibbia ai minatori.
In tutto questo periodo escono fuori tutte le caratteristiche positive di quel 5 in Personalità Profonda, quel 20 nel Sociale e quel 19 in Emergenza.
Il 5 Papa oltre a riconoscere la deità e il suo valore dentro di sé e il divino in tutte le cose, vuole essere un maestro, una guida spirituale anche per gli altri, cercando di insegnare dei valori che non devono mai mancare, nonostante le avversità, per evitare di rimanere intrappolato nelle viscere della materia e per quei minatori intrappolati davvero nelle viscere della terra, quei suoi insegnamenti, devono essere stati di grande sollievo.
Quel 20 nel Sociale esprimeva la necessità di Van Gogh di andare oltre le sue ferite di nascita e i suoi bisogni inascoltati, assumendosi la responsabilità solo di ciò che sentiva, dando voce alla scommessa che il Creatore fa quando un individuo viene al mondo, che è quella che lo stesso deve comprendere che ha tutto il diritto di esistere, di vivere, di gioire, di godere e realizzare i suoi desideri, così come ha tutto il diritto di soffrire su questo piano di esistenza e che non è un caso che sia venuto a fare questa esperienza.
Quel 19 in Emergenza era l’espressione di quel Sole che portava luce e calore umano dove luce non ve n’era(miniere) e calore umano men che meno.
Per Van Gogh sentirsi riconosciuto(5) e approvato(20) umanamente era più importante di qualsiasi riconoscimento materico che poteva rappresentare il denaro o una retribuzione.
Purtroppo, se questa totale devozione verso il prossimo valse a Vincent la stima incondizionata dei minatori, i suoi superiori non vedevano di buon occhio un impegno così radicale che al contrario giudicavano negativamente e una volta scaduti i sei mesi di prova, infatti non gli rinnovarono il contratto con la motivazione che aveva preso troppo alla lettera il modello evangelico.
Anche questo non gli impedì di continuare a svolgere la sua missione(5) caritatevole in un paese dove si trasferì, Cuesmes dove visse con un minatore del luogo, cercando di aiutare sempre chi stava peggio di lui.
La svolta Artistica
Fino ad allora Van Gogh aveva vissuto la sua vita più proiettato verso il riconoscimento e l’approvazione esterna, che quella missione che aveva incarnato gli conferiva, come abbiamo visto con il 5 e il 20, che non verso il riconoscimento(5 vissuto in positivo) di quel talento artistico(3 nel Giorno di nascita) che comunque sentiva di avere dentro.
Ma nel 1881 però Vincent individuò nella pittura un metodo migliore per diffondere il messaggio evangelico e contemporaneamente per mostrare solidarietà verso quei lavoratori così sfruttati, prostrati e bisognosi.
Van Gogh individuò nella sua arte creativa il metodo migliore per sublimare i propri tormenti interiori e dare valore a quella profonda insoddisfazione che lacerava il suo animo oltre che per trovare la propria strada nel mondo tant'è che lui stesso diceva di sé : Fino ad ora sono stato un fannullone per forza ... non sempre uno sa quello che potrebbe fare, ma lo sente d'istinto: eppure sono buono a qualcosa, sento in me una ragione d'essere!
Il fratello Theo, tra l’altro, non condivideva il desiderio del fratello di dedicarsi alla predicazione ai poveri e probabilmente per sferzarlo, interruppe il loro legame epistolare.
Questo portò Van Gogh a scrivere Theo che quando si trovava nell'ambiente dei quadri e degli oggetti d’arte, si sentiva preso da una forte passione per quel mondo, ma evidentemente quell’11 non solo ancora stentava a manifestarsi in tutta la sua forza, in tutta la sua maestria, anzi gliela impediva, infatti lui diceva di aver bisogno di impadronirsi prima della tecnica(come l’11 la Forza suggerisce).
Nel frattempo Theo si era impiegato presso la filiale parigina di Goupil, e gli inviava le nuove pubblicazioni, e così Van Gogh formò i primi suoi orientamenti di gusto.
Era innamorato dei dipinti Jean-François Millet, pittore realista dei contadini e della povera gente e nel 1880 si recò a Bruxelles per vedere lavorare gli artisti.
Vincent restò a Bruxelles sino all'aprile 1881, quando si trasferì dai genitori a Etten dove non viveva una vita particolarmente attiva, ma aveva l’opportunità almeno di stare con il fratello Theo e di esprimere le sue paure e incertezze professionali.
Qui ad Etten però subì la seconda cocente delusione amorosa da parte di una sua cugina rimasta vedova, Cornelia Adriana Vos-Stricker, detta Kee, la quale rapì subito il cuore di Vincent.
Kee non aveva ancora però elaborato il lutto della morte del marito e non accettò le lusinghe di Vincent e come se non bastasse, a questo si aggiunse la totale disapprovazione dei genitori di entrambi, i quali ritenevano inopportuni, se non penosi, dei corteggiamenti così insistenti.
Il 20 Giudizio presente nella Mappa di Vincent ci racconta di potenziali relazioni non benedette, pertanto se pure la donna avesse accettato, di sicuro non sarebbe stata una relazione ben vista dai genitori, soprattutto da quelli di Vincent, così conformisti e moralisti, magari per accettare l’unione con una cugina.
Van Gogh per quanto amasse la sua famiglia, o forse fosse dipendente da quell’amore che lui tanto desiderava da piccolo e che mai era arrivato come lui si aspettava(6 nel Nido), si sfogò con un Anthon van Rappard, un pittore che aveva conosciuto a Bruxelles e successivamente in una lettera(157) a Theo diceva: il giorno in cui ti innamorerai, ti accorgerai con stupore dell'esistenza di una forza che ti spinge ad agire e sarà la forza del cuore.
Quel forte bisogno di sentire l’amore, inebriarsi di quell’amore(6 nel Nido e 6 nel Bisogno profondo della Relazione), che non sentiva aver ricevuto in Famiglia lo lacerava dentro e lo connoterà e accompagnerà per tutta la vita.
Nell'estate 1881 Van Gogh, per sottrarsi all'ostracismo dei genitori, si recò all’Aia, ma nonostante la lontananza da Kee, il sentimento per lei non scemava e, in autunno le avanzò una proposta concreta di matrimonio: al suo rifiuto di riceverlo, di fronte ai genitori della donna, egli si ustionò volontariamente una mano sulla fiamma di una lampada.
Con questo gesto intendeva dimostrare loro la serietà delle sue intenzioni, ma ne fu violentemente scacciato.
Quell’Arcano XIII in Equilibrio nella Mappa, in questa come in altre occasioni, ci dimostra che tanto in equilibrio non doveva sentirsi, perché la rabbia e la collera figlie di un conflitto di svalutazione molto profondo a cui quel 13 vissuto in negativo, lo faceva sentire sottoposto, lo tormentavano.
A dimostrazione di ciò si aggiungono in questo periodo i pensieri suicidi che lo iniziano a lacerare.
Nonostante tutto però la sua creatività era attiva
Un anno dopo nel 1882 Vincent si invaghisce di una prostituta trentenne alcolizzata, Christine Clasina Maria Hoornik, detta «Sien», madre di una bambina e in attesa di un altro figlio, non di Vincent.
Quel desiderio di passione, sessualità e piacere che nella Mappa sono rappresentati dall’11 Forza, dal 3 Imperatrice e dal 16 Torre, lo hanno sempre pervaso salvo dopo la prima cocente delusione dove si rifugiò in quel misticismo religioso scevro da tentazioni(5 il Papa), ma nel caso di Sien era manifesto anche quell’intento missionario( sempre il 5 Papa) di voler aiutare questa giovane donna che a suo dire era stata messa duramente alla prova dalla vita.
Quel 20 nella Relazione che parla di progettualità comune(insieme verso lo stesso traguardo), lo indusse a pensare che finalmente si poteva concedere la possibilità di sposare questa donna.
Nei primi tempi Sien riuscì a staccarsi da quel mondo di prostituzione, ma i proventi che provenivano da ciò che faceva, nel frattempo non c’erano più e Vincent era costretto a digiunare per evitare di lavorare meno e questo lo portò ad indebolire la sua struttura.
Quel 13 in Equilibrio sulla Mappa ci racconta di un uomo, Vincent, che pur di trovare una sua nuova identità, in questa situazione, come compagno o eventuale marito, taglia qualcosa (il mangiare), sacrifica un elemento vitale che lo porterà poi ad indebolire la sua struttura(data dal 13), debolezza tra l’altro aggravata dalla gonorrea che aveva contratto proprio da Sien e per cui fu ricoverato.
Ben presto però la situazione si fece insostenibile per entrambi: Vincent, da un lato, non voleva più soffocare le proprie aspirazioni artistiche e quindi tornò a dipingere, e come avrebbe potuto con quella spinta data da quel 3 nel Desiderio di vita.
Da un altro si arrese all'inutilità dei suoi tentativi di redenzione dell'amata, in quanto Sien, non rispettando i suoi sacrifici e stanca di vivere di stenti, ritornava a prostituirsi, con grande rammarico del pittore.
Vincent comprese che il destino di entrambi non era così compatibile come aveva auspicato e con il sostegno di Theo, lasciò la donna e si dedicò sempre più intensamente all’arte.
In questo periodo decise di tornare con i genitori che nel frattempo si erano trasferiti a Nuenen, a trent’anni sembrava che quel 13 in Equilibrio lo stesse interpretando in una nuova veste, purificando il fervore religioso e il bisogno di sacrificarsi per il prossimo, lasciandosi alle spalle tutto, anche il sogno di una vita familiare(20 in Relazione)
In una lettera(346) scrive a Theo: “Mi rendo conto che Pa e Ma pensano a me per istinto ... hanno la stessa paura di accogliermi in casa che avrebbero se si trattasse di un grosso cagnaccio.Quello magari si metterebbe a correre per le stanze con le zampe bagnate, sarebbe rozzo, travolgerebbe tutto strada facendo. E abbaia forte. In poche parole, è uno sporco animale ... Ma la bestia ha una storia umana e, anche se è soltanto un cane, ha un'anima umana, e molto sensibile anche”.
Il vissuto di quel 6 nel Nido si faceva sentire forte anche qui, il non sentirsi amato ed accettato per quello che era, lo addolorava molto, come del resto lo intimorivano le liti che sarebbero state quotidiane con il padre.
Questa decisione si rivelò vincente dal punto di vista lavorativo perché grazie all’aiuto dei genitori, preoccupati dal suo temperamento estremamente malinconico decisero di sostenerlo nelle sue aspirazioni artistiche, allestendogli un rudimentale atelier presso il presbiterio.
Qui ai contadini del villaggio di Nuenen Vincent dedicò I mangiatori di patate, il capolavoro del suo periodo olandese. In questa opera si vede chiaramente come quell’11 la Forza, pur avendola in conflitto nella Mappa, lo portasse ad esaltare dei contadini che mangiavano meritatamente ciò che avevano zappato, esprimendo il valore e l’intento spirituale di quell’11, quello di sacralizzare l’energia della Terra per trasformarla in qualcosa di più elevato, spirituale
Se da un punto di vista artistico fu un periodo fecondo per Vincent, non si può di certo dire che lo fu anche dal punto di vista privato: fu accusato dalla gente di aver messo incinta una giovane contadina, una donna del villaggio che frequentava tentò l’avvelenamento, ma l’evento più forte fu la morte del padre Theodorus, stroncato da un insufficiente apporto di sangue al cervello(apoplettico), dopo una violenta lite con lui.
Il sangue rappresenta il clan e di certo quando ci sono liti in una famiglia, il sangue o non scorre o scorre troppo!!
Questo evento lo scosse molto e lo portò a riversare il proprio dolore sull’arte.
Andò ad Amsterdam, Anversa, frequentò dei corsi di Belle Arti, ma la rigidità dell’insegnamento accademico, non permettevano al suo talento di manifestarsi.
Il suo 16 nell’Ego che bramava di far uscire tutto il suo talento in quell’unione sublime tra spirito e materia, si sentiva certamente soffocare.
All'arrivo a Parigi va a vivere con Theo, il fratello che nel frattempo era stato chiamato a gestire a Montmartre, una piccola galleria d'arte per conto di Boussod e Valadon, i successori dell'impresa Goupil.
Il rapporto con Theo si fece sempre più stretto all'insegna di un rapporto autentico e quì si vede dai quadri di quel periodo,più gioiosi, come quel 16 laTorre, lo spingesse ad esprimere tutto quel desiderio di vivere la gioia e il piacere della vita.
Si trasferì ad Arles dove conobbe diversi pittori, tra cui Monet, Renoir, Degas, Pissarro e Gauguin
Nel 1887 conobbe Paul Signac, artista puntinista con il quale andò a lavorare ad Asnières, e nello stesso periodo frequentò il Café du Tambourin sul boulevard de Clichy, intrecciando una relazione sentimentale con la proprietaria, Agostina Segatori.
Questo periodo portò Van Gogh a prendere le distanze da quel misticismo religioso rappresentato da quel 5 Papa in Personalità Profonda interpretato in modo troppo letterale, dandosi più a quella vanità(6 nel conflitto del Sociale) che Parigi e gli ambienti che frequentava gli offrivano; purtroppo però anche all’alcolismo, quell’11 in Conflitto ci parla infatti di autolesionismo, ma ci dice pure che nel tentativo di esprimere la sua forza, il suo potere in quel contesto, ha interpretato in eccesso quell’esercizio di lasciarsi andare, perdere il controllo.
Gli anni 1888 e 1889 lo portarono a porre fine alla convivenza con Theo e ad andare a sud ad Arles in Provenza, dove il Sole e il calore avrebbero permesso a Vincent di usare colori più vivi, di illuminare i suoi quadri e soprattutto di dipingere ben 200 dipinti e 100 altre opere tra acquerelli e disegni, esattamente quello che quel 19 Sole in Emergenza suggeriva.
Opere oggi celeberrime come: La sedia di Vincent (1888), La camera di Vincent ad Arles (1888), Il caffè di notte (1888), Terrazza del caffè la sera, Place du Forum, Arles (1888) e Notte stellata sul Rodano (1888), oltre che la serie dei Girasoli, furono tutte realizzate durante il soggiorno arlesiano.
Qui ad Arles Van Gogh prese in affitto l'ala destra della "Casa Gialla" e sognava di fondare l'Atelier du Midi, una comunità solidale di artisti desiderosi di lottare per una pittura e un mondo migliore. Secondo lui gli artisti dovevano mettersi insieme come facevano gli antichi monaci e soprattutto riteneva che a guidare l’ordine dovesse essere Gauguin.
Questa idea di condivisione non arriva dal nulla, ma dal suo bisogno di sentirsi promotori di un risveglio che è ben evidente nella sua Mappa con quel 20 Giudizio nel Sociale
Van Gogh, temendo un possibile rifiuto dell'amico, cercò di convincerlo in tutti i modi: ad andare incontro ai suoi desideri fu Théo, che nell'estate del 1888 contattò Gauguin offrendosi di pagargli il soggiorno ad Arles e garantendogli l'acquisto di dodici suoi quadri all'anno per la bella cifra di centocinquanta franchi. Gauguin, dopo qualche esitazione, accettò, pensando di mettere da parte quanto gli era necessario per realizzare il suo desiderio di trasferirsi, di lì a un anno, in Martinica.
Gauguin giunse ad Arles ma ne rimase deluso, la trovava terribilmente sporca, così come era scettico sulla formazione di questa associazione di pittori, in realtà lui non vedeva l’ora di andare in Martinica. In più c’è da dire che il modo di fare di Vincent e la sua scarsa oculatezza nell'amministrare il denaro che avevano messo in comune lo infastidivano molto.
La Giustizia 8 in Equilibrio e in Conflitto nella sua Mappa evidentemente, da una parte lo rendevano attento ai suoi bisogni dall’altra lo rendevano molto giudicante e severo del comportamento altrui, tant’è che non faceva mistero della sua insoddisfazione del suo soggiorno ad Arles.
In realtà non aveva neanche la stessa stima artistica per Van Gogh, come invece Van Gogh aveva per lui.
Van Gogh infatti manifestava una certa ammirazione per Gauguin e lo riteneva un artista superiore.
Tra i due ci furono in questo periodo diversi alterchi e incomprensioni soprattutto riguardo l’arte e quando la sera erano al caffè, ci davano giù con l’alcool e una sera Vincent scagliò il suo bicchiere contro il viso di Gauguin che riuscì a evitarlo, con gran spavento.
Seguirono giorni di tensione e litigi d’altronde da un personaggio con una Torre 16 nell’Ego(Van Gogh) e da un altro con una Torre in Personalità Profonda(Gauguin), se non riescono a comunicare, escono fuori le scintille.
In effetti l’esplosione delle discussioni data dalle 2 Torri arrivò il 23 Dicembre, si racconta che dopo un acceso alterco Van Gogh rincorse per strada Gauguin con un rasoio, rinunciando ad aggredirlo solo quando l'uomo si voltò per affrontarlo. Gauguin corse in albergo con i bagagli, preparandosi a lasciare Arles; van Gogh invece, in preda a disperate allucinazioni, rivolse su di sé la sua furia, tagliandosi il lobo dell'orecchio sinistro.
Come andò ha un’importanza relativa, quello che contano sono i fatti e il modo personale di interpretare quello che i due stavano vivendo.
Per Van Gogh quell’illusione di quel progetto comune(20 Giudizio nel Sociale e nella Relazione) in cui si era totalmente identificato, l’Arcano XIII in Equilibrio lo sostiene a gran voce, si era rivelato un fallimento(16 Torre nell’Ego) che non riusciva ad accettare, tanto da mostrare la parte più folle e sclerata di sè(16 Torre)
La sua disperazione(16 Torre nell’Ego), lo portò a riversare la sua rabbia(figlia di quel 11 Forza in conflitto) su di sé, tagliandosi il lobo dell’orecchio sinistro(un 13 non in Equilibrio può reagire facendo l’autolesionismo), anche se ci sono teorie di qualcuno che disse che era stato Gauguin a tagliarglielo dopo la lite.
La mattina seguente, la polizia, trovandolo solo e addormentato (macchie di sangue erano su tutte le pareti della casa), lo fece ricoverare nel nosocomio dell'Hotel-Dieu, l'antico ospedale di Arles.
Molte sono state le classificazioni, da un punto di vista medico, dei disturbi di Van Gogh, dalla schizofrenia al bipolarismo, all’epilessia, al consumo di alcool, in realtà un 16 nell’Ego
essendo soggetto a conflitti di dissociazione tra (l’Io,l’immagine,)l’Ego e l’Essere, può avere delle risposte schizofreniche, in quanto la coscienza di sé vive un forte senso di angoscia e questo può provocare uno sdoppiamento o un sentimento di vuoto interiore.
Di sicuro, per me, Vincent aveva realizzato che ci sarebbe potuta essere una separazione brutale con Gauguin ed inoltre vedeva sgretolarsi il suo mondo(progetto), fatto di illusione e aspettativa, in frantumi e di fronte a questo ha reagito con una delle modalità che il 16 la Torre prevede, in modo folle.
Trenta cittadini di Arles, autodefinendosi «antropofaghi», si fecero avanti firmando una petizione dove si richiedeva l'internamento in manicomio del «rosso pazzo.
In questo periodo Vincent alternava periodi di serenità ad altri di ricadute, nel pieno anche del suo 7 Carro in autosabotaggio che non riuscendo a trovare la sua direzione, tradisce se stesso essendo fuori centro e fuori controllo.
Quello dal Dicembre 1888 al Dicembre 1889 fu un anno veramente molto complicato per Vincent che tra l’ospedale di Arles e quello psichiatrico di Saint-Rémy-de-Provence, comprese di essere malato sia fisicamente che spiritualmente.
Nonostante tutto riuscì a dipingere circa 140 dipinti fra i quali la celeberrima Notte stellata,
A Giugno ebbe un violento attacco allucinatorio e alla nascita del nipote figlio di Theo che portava il suo stesso nome, addirittura reagì provando uno stato di profondo avvilimento, in quanto temeva un allontanamento del fratello Theo. Il suo stato di depressione unitamente all’atmosfera del manicomio non lo aiutava di certo a risollevare il morale di Vincent, il quale verso la fine di Dicembre 1889 tentò persino di suicidarsi ingerendo colori velenosi.
Ritorna qui prepotentemente l’Arcano XIII vissuto in un profondo conflitto.
Il critico d’arte Albert Aurier diceva di Van Gogh: “Ciò che caratterizza tutta la sua opera è l'eccesso, l'eccesso della forza, l'eccesso della nervosità, la violenza dell'espressione.
Si rivela una personalità potente, maschia, audace, molto brutale ma a volte ingenuamente delicata. Questo, inoltre, si intuisce anche dalle esagerazioni quasi orgiastiche presenti in tutta la sua pittura: è un esaltato, nemico della sobrietà borghese e delle minuzie, un genio folle e terribile, spesso sublime, qualche volta grottesco, quasi sempre svelante qualcosa di patologico”. Non conosceva questo strumento ma aveva individuato delle criticità reali(11 Forza e e 16 Ego)
Aurier non pensava affatto che il suo stile potesse suscitare l’interesse del grosso pubblico, ma ad una mostra di pittori indipendenti a Parigi il 19 Marzo, dove c’erano
dipinti di Seurat, Signac, Toulouse-Lautrec, Rousseau, Guillaumin, Dubois-Pillet, Théo van Rysselberghe, Anquetin, Lucien Pissarro, Henry van de Velde, Monet sostenne che le opere di van Gogh erano le cose migliori della mostra e anche Gauguin si congratulò con lui.
Il 16 maggio 1890 Vincent lasciò definitivamente Saint-Rémy per raggiungere il fratello a Parigi. Il direttore della clinica aveva rilasciato regolare autorizzazione e stilato l'ultima scheda. Vincent arrivò a Parigi il 17 maggio e conobbe per la prima volta il nipotino e la signora van Gogh. Poi il 21 maggio partì per stabilirsi a Auvers-sur-Oise, un villaggio a una trentina di chilometri da Parigi dove risiedeva un medico amico di Théo, il dottor Paul-Ferdinand Gachet (1828-1909), che si sarebbe preso cura di lui e prese alloggio nel caffè-locanda gestito dai coniugi Ravoux,
In questo periodo realizzò 3 opere importanti: il Paesaggio con cielo tempestoso, il Campo di grano con volo di corvi e Il giardino di Daubigny, esprimendo tutta la sua tristezza e solitudine.
La sera del 27 luglio 1890, una domenica, dopo essere uscito per dipingere i suoi quadri come al solito nelle campagne che circondavano il paese, rientrò la sera sofferente nella locanda e si rifugiò subito nella sua camera. Ravoux, non vedendolo a pranzo, salì in camera sua, trovandolo disteso e sanguinante sul letto: a lui van Gogh confessò di essersi sparato un colpo di rivoltella allo stomaco in un campo vicino.
Il dottor Gachet non potendo estrarre il proiettile, si limitò ad applicare una fasciatura e mentre gli esprimeva, comunque, la speranza di salvarlo, Vincent disse che aveva tentato il suicidio con coscienza e che, se fosse sopravvissuto, ci avrebbe riprovato.
“volevo uccidermi, ma ho fatto cilecca”.
In realtà la sua vita piena di tormenti, neanche nell’occasione di un gesto così estremo lo aveva risparmiato, doveva soffrire fino alla fine e lo ha fatto in mezzo alla natura, tra quei campi che erano l’unica manifestazione d’amore che riusciva a provare.
Rifiutò di dare spiegazioni del suo gesto ai gendarmi.
Il fratello Theo si precipitò il mattino seguente e rimase a chiacchierare con lui tutto il giorno e verso l’1,30 del 29 Luglio 1890 Vincent perse conoscenza e morì, in un giorno che presenta una Mappa di questo tipo:
un 22 in Conflitto(abbandono, morte, suicidio)
18 la Luna in Personalità Profonda e nell’Ego
Questo Arcano parla del mondo interiore e della capacità di comunicare a livello intuitivo profondo, oppure dell'incapacità di vedere dentro, rifugiandosi in una solitudine molto pericolosa.
L’evoluzione dell'essere umano prevede la non sottomissione ai programmi dell'inconscio e della mente, pena il rischio di diventare schiavi e rimanere intrappolati nel labirinto della mente stessa.
Questo aspetto ci invita ad essere accoglienti e ad accettare la vita com’è andata, a farci bagnare dalle emozioni, che seppur forti, ci possono far entrare in contatto con l’energia dell’Universo.
L’essersi completamente disconnesso in un dato momento, da un punto di vista spirituale, 5 Papa in Personalità Profonda, deve invece averlo portato a vivere nelle tenebre della solitudine e neanche quella forza interiore data dal suo talento, lo riusciva più ad acquietare.
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